Recensione del romanzo Le intermittenze della morte di José Saramago, autore portoghese Premio Nobel per la Letteratura nel 1998 e scomparso nel 2010 all’età di 88 anni, lasciando un ricco bagaglio di opere come eredità.
Saramago aveva un’anima profondamente filosofica e politica: non solo scriveva con uno stile tutto suo, attraverso una punteggiatura anticonvenzionale e periodi molto lunghi, ma spesso esplorava tematiche sociali in distopie e paradossi.
Nel caso de Le intermittenze della morte, per esempio, le persone smettono di morire all’improvviso con l’inizio del nuovo anno. Un miracolo oppure una tragedia?

Titolo: Le intermittenze della morte (As Intermitencias da Morte)
Autore: José Saramago
Traduttore: Rita Desti
Editore: Feltrinelli
Collana: Universale Economica
Genere: Narrativa contemporanea
Anno di Edizione: 2013 (prima pub. 2005)
Pagine: 224 pp., Brossura
ISBN: 9788807881350
Voto: 📕📕📕/5
Trama de Le intermittenze della morte di José Saramago
In un paese senza nome, allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre, accade l’impensabile: la morte si ferma. Nessuno muore più. L’umanità esulta: la paura più antica sembra finalmente sconfitta.
Ma l’euforia dura poco. Perché senza la morte, l’equilibrio del mondo vacilla. Le imprese funebri crollano, gli ospedali si riempiono senza tregua, la Chiesa perde il suo potere, privata del terrore e della promessa di resurrezione.
E mentre il caos si diffonde, la morte – che ha il volto e la grazia di una donna – osserva in silenzio. Dopo sette mesi, decide di riprendere il suo incarico e lo comunica in modo singolare: con una lettera scritta a mano, infilata in una busta viola, consegnata ai media. Da quel momento, le lettere viola iniziano a circolare, puntuali e implacabili, avvisando ciascuno della propria imminente fine.
Ma un giorno, qualcosa si inceppa. Un violoncellista riceve la sua lettera… o meglio, dovrebbe riceverla: per tre volte viene rispedita al mittente. A quel punto, la morte è costretta a fare qualcosa che non ha mai fatto prima: consegnare il messaggio di persona.
Parere Personale
Come dicono in molti, Saramago si ama o si odia, a partire dal suo stile di scrittura: periodi molto lunghi e punteggiatura che segue regole del tutto personali. Per esempio, i dialoghi vengono introdotti solo con la maiuscola, il punto è raro, così come l’andare a capo, con il risultato di una scrittura piena e stancante per la vista.
Questo, infatti, è stato il primo punto a sfavore del libro. La sensazione è quella di sentirsi soffocati dalla lettura, soprattutto quando si esplorano tematiche complesse, come la politica e la burocrazia, oppure bisogna destreggiarsi tra i dialoghi dei personaggi.
Le premesse del romanzo Le intermittenze della morte sono molto interessanti, perché il tema dell’eternità è un’aspirazione di molti e la curiosità di altri. Non a caso, anche nel cinema spesso gioca un ruolo da protagonista, più con un’accezione fantasy (vedi Eternals di Chloé Zhao oppure The Old Guard di Gina Prince-Bythewood).
Saramago, invece, ci tiene con i piedi per terra: non ci sono supereroi o guardiani ancestrali, ma semplici esseri umani, con tutte le loro debolezze ed emozioni, che da un giorno all’altro vengono privati di una delle poche certezze della vita, senza saperne il motivo.
La prima parte del romanzo esplora il tema dal punto di vista politico e burocratico. In sostanza, se le persone dovessero smettere di morire, come camperebbero i servizi di pompe funebri? Non solo, gli ospedali avrebbero sempre più pazienti da curare, sospesi in un limbo di sofferenza che non li conduce mai alla dipartita (perché è stata debellata solo la morte, ma non la malattia). La Chiesa, intesa come religione, ha sempre fatto leva sulla paura della morte per convertire altri fedeli. Il sistema pensionistico sarà destinato al collasso ecc.
Nella parte centrale, invece, si esplora il tema dal punto di vista filosofico e la morte prende effettivamente forma, ovvero quella dell’iconografia classica, che vede uno scheletro incappucciato che regge minacciosamente una falce. Non solo, a quanto sembra esistono più tipi di morte, che agiscono su fronti differenti, tutte obbedienti ad una gerarchia a noi sconosciuta.
È qui che la morte torna a fare il suo lavoro sugli esseri umani, ma questa volta avvisando una settimana prima dell’infausto evento, attraverso lettere viola che invia ai malcapitati. Il fatto che una di queste torni indietro più volte, apre le porte alla terza parte del libro, in cui lei stessa (perché è una donna), rimane perplessa e decide di risolvere personalmente il problema.
Analizzando l’evoluzione della storia, dunque, si assiste ad un climax di eventi che parte dalla condizione terrena e tragica dell’uomo, fino a raggiungere la complessità delle emozioni, che sembrano trascendere le regole della vita a cui siamo abituati e persino la morte non può sottrarsene.
A parer mio, però, ne Le intermittenze della morte Saramago spreca un po’ l’occasione di un tema appassionante, con una scrittura inutilmente pesante e una morale che bisogna interpretare in modo arbitrario, perché il finale lascia insoddisfatti.
Ecco altre letture che contengono il tema della morte e della complessità umana:
Lascia un commento